mercoledì 19 novembre 2008

D’Alessio: “Ho cantato per i camorristi, mi minacciavano di morte”

Gigi D’Alessio si racconta dalle pagine del settimanale Vanity Fair in edicola domani. Il cantante partenopeo ricorda il periodo tra il 1992 e il 1997 quando ha cantato alle feste di matrimonio di decine di camorristi.
”Non sono pentito. Se a Napoli fai il cantante, e cominci a essere un po’ conosciuto, è inevitabile finire in quel giro. Poi, un conto è fare il proprio lavoro, un altro è essere colluso. Guardi che a certi banchetti ho incontrato anche colleghi come Renato Carosone o Riccardo Cocciante. Tutte le foto in cui mi si vede con qualche boss sono state scattate durante quelle feste”. Lo stesso artista che ha pubblicato l’album "Questo sono io" con quasi 200mila copie vendute, fa sapere che era impossibile rinunciare: “Che cosa potevo fare: rifiutarmi di posare con loro? Lo sa quante volte sono stato minacciato di morte? A Napoli mi fermavano ovunque, dicendomi di tutto. ‘Se non vieni a cantare alla festa per il matrimonio di mio figlio ti taglio la gola’, ‘Se non ci canti le tue cose al pranzo per il battesimo di mia nipote ti spacco la testa’. Andavo, eccome se andavo. Sono arrivato a fare 15 feste al giorno: dall’ora di pranzo all’alba. Da quel giro è uscito dopo il concerto del 7 giugno 1997 al San Paolo di Napoli: “Da allora feci sapere a tutti che non avrei più cantato a una festa. E così è stato. Se in questi anni avessi detto no a qualcuno e sì ad altri, avrei passato guai seri”.

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